La recente proposta del Governo Renzi di assegnare 80 euro mensili a sostegno delle famiglie con un figlio da 0 a 3 anni per i primi tre anni di vita può essere considerata da molti uno strumento apprezzabile: un supporto per affrontare la crisi economica che sta attanagliando il nostro Paese. Il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia crede però fermamente che questa strategia politica non assicuri un beneficio effettivo per la nostra società e che rappresenti invece un rischio di parcellizzazione degli interventi finalizzati alla risoluzione o contenimento delle difficoltà che i cittadini incontrano.
La scelta di offrire un sostegno economico diretto alle famiglie potrà portare alcuni vantaggi immediati, sia valutando la possibilità di sostegno dei consumi, sia lasciando alle famiglie la scelta di come impiegare, in ultima istanza, i fondi ricevuti.
Il rischio che evidenziamo riguarda la mancanza di una effettiva organicità negli interventi e una logica incentrata sugli effetti nel “breve periodo” a discapito dei benefici che potrebbero derivare da una politica “di sistema” più lungimirante e di ampio respiro. A nostro avviso è quindi più indicato ragionare di un impiego diversificato dei fondi stanziati per servizi educativi che sono anche di supporto alle famiglie, seguendo anche quanto scritto da James Heckman, premio Nobel per l’economia nel 2000, che nel 2007 ha dimostrato che il ritorno degli investimenti nell’infanzia è pari a 10 volte quanto viene speso.
Dobbiamo e vogliamo affermare che i bambini e le bambine hanno diritto a luoghi educativi di comunità progettati e pensati per loro, e che frequentare i servizi educativi rappresenta una opportunità importante e irrinunciabile per adulti e bambini. Luoghi “buoni” per l’infanzia 0-6 anni: asili nido, scuole dell’infanzia, servizi per bambini e famiglie; luoghi dove, grazie alla continua ricerca e formazione sviluppatasi negli ultimi quarant’anni, sono stati raggiunti alti livelli di qualità educativa.
I dati provenienti dai servizi evidenziano un costante calo della domanda, probabilmente in relazione alla diminuzione delle nascite, alla crisi economica e all’uscita di molte donne dal mondo del lavoro, ma anche in relazione alla mancato impegno di raggiungere il 33% di servizi educativi zero-tre anni sul territorio nazionale, impegno da anni proposto dall’Unione Europea. Avere servizi educativi di comunità accessibili sostiene la possibilità di esprimere, rendere visibile e dare voce alla cultura dell’infanzia.
Una politica più attenta al quadro di insieme, che tenga in equilibrio il diritto all’educazione di ciascun bambino e ciascuna bambina come responsabilità di una comunità, le necessità delle famiglie e il bisogno di fare sistema, di governare l’insieme dell’offerta di servizi, evitando la delega ai singoli potrebbe essere la vera svolta, peraltro già proposta precedentemente dal Governo stesso. Teniamo molto al futuro dei bambini e delle bambine; ribadiamo quindi l’urgente necessità di ricontestualizzare il provvedimento riconnettendolo ad una visione strategica complessiva che unisca il sostegno alle famiglie ad una filosofia delle idee dove i diritti dei più piccoli fungano da volano per la ripresa di una nuova idea di educazione nel nostro Paese.
Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, Bologna, ottobre 2014
Condividiamo infine la posizione presa dalla Fp-Cgil Nazionale nel loro comunicato stampa.
Legge di Stabilità: 80 euro alle neo-mamme?
Soldi spesi male, meglio 1000 nuovi asili nido Con 500 milioni in tre anni 1000 asili per 60mila bimbi e 12mila nuovi posti di lavoro Roma, 20 ottobre 2014 “Durante la trionfale campagna permanente del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, avevamo apprezzato un suo cruccio: gli asili nido. Un’attenzione che condividevamo. Alla prova dei fatti, però, il presidente Renzi ha preferito abbandonarsi al solito populismo, la soluzione semplice che guadagna i titoli di giornali e tg: 80 euro alle neo mamme, per tre anni”. Con queste parole Rossana Dettori, Segretaria Generale della Fp-Cgil, interviene in merito al cosiddetto “bonus bebè”, lanciato ieri dal premier in un’intervista televisiva.
“Con gli stessi 500 milioni previsti dalla bozza della legge di stabilità circolata in questi giorni – aggiunge Dettori – si potrebbe fare molto di più: costruire e metter in funzione 1000 asili nido in tre anni e garantirne il finanziamento a regime per 60mila bambini, creando così 12mila posti di lavoro. Si tratterebbe di un lavoro qualificato e socialmente utile, di un servizio/strumento di conciliazione più efficace degli 80 auro promessi da Renzi. Migliorerebbe la vita delle famiglie italiane, non delle sole donne, che in assenza dell’offerta pubblica spendono somme ben più alte per educare i propri figli in strutture private. Sarebbe un investimento nel futuro del Paese, non nella carriera di un singolo uomo al comando”. “Purtroppo si è scelta la strada più semplice e meno utile. Si continuano a utilizzare risorse pubbliche, sempre più limitate e quindi preziose, per un’ininterrotta e costosissima campagna elettorale. Anche per questo – conclude la segretaria generale – scenderemo in piazza il 25 ottobre con tutta la Cgil in difesa del lavoro e dei servizi pubblici, unici argini a una crisi che impoverisce le persone e le rende più sole”.Ufficio Stampa, Federazione Lavoratori Funzione Pubblica CGIL Nazionale
Sono pienamente d’accordo sia con la Cgil e che con il Gruppo nazionale nidi e infanzia di Bologna anche perchè, se non ho letto malem l’assegno verrebbe erogato anche a famiglie con reddito fino a 90000 euro l’anno. Meglio costruire asili nido che oltre a favorire lavoro ci aiutano a educare bambini e famiglie alla condivisione
Cosa però possiamo fare?