La recente vicenda dei bambini allontanati dalle loro famiglie a Bibbiano e nei comuni limitrofi ha innescato una polemica che merita alcune considerazioni. Come Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia non avevamo ritenuto finora di dover esprimere specifiche considerazioni, visto il lavoro in corso da parte degli organi giudiziari, ma tutto quanto intorno si sta dicendo e facendo ci invita, appunto, ad esprimerci.
Il GNNI è da sempre sostenitore dell’interesse primario dei bambini e delle bambine, in ogni situazione questo sia chiamato in causa: nei servizi educativi, nell’applicazione delle norme internazionali e nazionali che li riguardano, nelle considerazioni e nei pensieri che a tutti i livelli vengono espressi nel merito. Per questo, non possiamo che auspicare una rapida conclusione delle indagini in corso, una concreta verifica delle responsabilità dei singoli e delle organizzazioni e istituzioni interessate, l’adozione dei provvedimenti ritenuti dall’autorità giudiziaria necessari per il perseguimento dell’interesse primario sopra richiamato.
Dobbiamo tuttavia ricordare che il 9,5 per cento dei bambini italiani (sono dati dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza) subiscono maltrattamenti e che più del 90 per cento degli abusi sessuali su minori avvengono dentro le famiglie: un dato particolarmente preoccupante, che deve vedere impegnati in modo serio e circostanziato coloro che si sentono “dalla parte dei bambini” per garantire tutte le soluzioni necessarie per prevenire, ma anche per rimediare agli effetti del fenomeno.
In questo contesto, va ricordato che l’affido “etero familiare” non è una pratica così diffusa come si possa pensare, considerando che, essendo ben diverso dall’adozione, si configura come un istituto che richiede alle famiglie disponibili un carico di responsabilità, ed anche di legami emotivi destinati a concludersi in un tempo circostanziato, non così facile come potrebbe sembrare. Peraltro, le procedure di affido sono soggette a un iter complesso sovente troppo lungo e penalizzante per i bambini.
Dobbiamo dunque chiederci anche e se gli attuali strumenti gestionali e le risorse a disposizione dei servizi e dei tribunali, che hanno forte voce in materia di affido, siano adeguati alla dimensione del problema o se, forse, trattasi di una realtà non ancora affrontata con tutta l’urgenza che merita.
Riteniamo pertanto che, oltre alla già richiamata evidenza delle responsabilità accertate, sia utile e necessario aprire una più ampia discussione su come si stia compiutamente affrontando il fenomeno, al di là del caso specifico in cui troppo spesso i diritti dei cittadini più piccoli vengono confinati. Se c’è un problema reale e purtroppo di significative dimensioni nazionali, va dunque affrontato con l’impegno serio di tutti e, trattandosi del diritto dei bambini e non d’altro, fuori da ogni strumentalizzazione. I professionisti e le strutture che lavorano in questo ambito sono, in genere , di una competenza e di una dedizione ammirevole ed è dunque inaccettabile che si generalizzi e alimentando la cultura del sospetto e del discredito molto diffusa in questi tempi.
E in questo senso il GNNI si impegnerà, nell’ambito della propria azione e competenza.