Il CoronaVirus sta portando con sé una situazione di grande difficoltà sociale e relazionale, oltre ai rischi e alle situazioni di crisi sul piano sanitario ed economico nazionale, ancora difficili da stimare e comprendere nella loro dimensione complessiva.
In questo contesto anche la sospensione delle attività educative e dell’istruzione determinano una situazione grave e difficile, in primo luogo senz’altro per le famiglie che devono provvedere quotidianamente ad una gestione dei propri figli che non può essere di sola e mera badanza, ma anche e soprattutto per i bambini e le bambine, per le giovani ed i giovani che, privati della possibilità di frequentare i servizi educativi per l’infanzia operanti sul territorio o a scuola e di svolgere attività sportive e formative, non hanno in questo periodo accesso a processi di autonomia, di crescita nelle competenze e negli apprendimenti e ancora, per tutti coloro che purtroppo si ritrovano in situazioni di povertà economica e o educativa, di esclusione dalle più semplici opportunità di inclusione sociale.
Questi diritti, oggi fortemente compromessi, non possono essere considerati secondari ad altri, ed impongono anch’essi un’attenzione sia al contesto di questi giorni, al fine di mantenere aperta ed attiva una rete educativa che non può venire meno, sia anche a ciò che potrà essere al momento della auspicata rapida ripresa della normalità, affinchè il virus non abbia prodotto conseguenze ancor più negative di quelle oggi purtroppo in essere.
Sotto questo aspetto, non possiamo che rimarcare ed elogiare l’impegno di tutte quelle educatrici ed educatori, di maestri e maestre, insegnanti e docenti universitari che si stanno prodigando, sia nei sistemi educativi e di istruzione sia nei più diversi sistemi di educazione informale anche attraverso metodologie a distanza, per garantire il massimo di continuità didattica e di interazione educativa, così facilitando, nella fascia 0 6 anni che da sempre è all’attenzione del nostro Gruppo Nazionale, il miglior sostegno ai bambini, alle bambine e alle loro famiglie.
Per questo, non possiamo dimenticare che il sistema integrato dell’educazione e dell’istruzione, da poco normato nella sua nuova dimensione anche organizzativa grazie alla Legge n.107/ 2015 e al successivo D.Lgs. 65/2017 applicativo della stessa, richiede grande attenzione al fine di non vanificare quelle novità introdotte che oggi potrebbero permettere, se concretamente realizzate, di essere al passo con le migliori acquisizioni metodologiche e gestionali a livello europeo e internazionale.
Così come non può dimenticarsi che il sistema integrato vede sempre di più realizzata la sua operatività attraverso l’interazione e in alcuni casi il positivo coordinamento di soggetti pubblici, quali lo Stato e gli Enti Locali, e privati, quali i soggetti gestori di servizi educativi anche in convenzione , in affidamento o in accreditamento da parte dei Comuni oppure di soggetti parificati e/o convenzionati quali, per citarne solo una, la Federazione Italiana Scuole Materne (FISM).
Come Gruppo Nazionale riteniamo pertanto necessario che queste dimensioni rimangano pienamente all’attenzione del decisore pubblico, affinchè già nell’oggi, ma soprattutto ai tempi della ripresa, il sistema educativo ne esca confermato, se non addirittura rafforzato, nelle sue potenzialità. Potenzialità, che altro non sono se non la garanzia dell’esigibilità di diritti per i nostri giovani concittadini sanciti non solo da un buon senso comune, ma da norme e disposizioni nazionali e internazionali, non ultima la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sottoscritta sin dal 1991 dal nostro Paese.
Rimane pertanto per noi imprescindibile che si ragioni innanzi tutto in relazione ai servizi educativi così come previsti dal D.Lgs.65/2017, che deve rimanere la fonte unica di determinazione dei servizi riconosciuti a livello territoriale. L’interesse primario è che il minore abbia servizi di qualità degni di questo nome: per questo riteniamo che i servizi, qualunque sia l’ente gestore, e se effettivamente di qualità, abbiano il giusto riconoscimento, anche in termini economici.
Bisogna pertanto riconoscere l’esistenza di un soggetto terzo, non pubblico, che concorre alla formazione del sistema integrato. Sarebbe esiziale se, per quanto sta accadendo, questo spazio venisse restringendosi per meri fatti contingenti. Pena la restrizione di offerte educative che, comunque e al momento, il comparto pubblico non saprebbe come rispristinare e/ o coprire. Vanno dunque mantenuti, laddove sussistano, i rapporti contrattuali in essere, garantiti con rapidità i corrispettivi se dovuti, programmati da parte dello Stato interventi di copertura degli oneri contrattuali con il personale dipendente al pari di altre categorie attive in analoghi comparti.
E riconosciute anche quelle situazioni autorizzate che, nel rispetto delle norme sopra richiamate, comunque concorrono alla complessiva offerta dei servizi educativi nel nostro Paese. Fermo restando, nel momento di una ripartenza che ci auguriamo vicina, la nostra convinzione che lo strumento dell’accreditamento debba divenire il sistema principale per la funzionalità di questo specifico segmento.
Infine, non bisogna dimenticare gli enti locali, che stanno rispondendo per quanto di loro competenza alla crisi attuale. Giustamente, gran parte dei Comuni stanno restituendo – e non percependo- le tariffe a carico delle famiglie, stante la non frequenza presso i servizi: e così dovrebbe essere almeno in tutti i servizi convenzionati o affidati, in cui l’ente locale figura come intermediario nella determinazione tariffaria. Ma, proprio in questa dimensione, l’ente locale comunque continua a sostenere spese dirette (in primis, per il proprio personale) e nel contempo a registrare minori entrate. I Comuni hanno dunque bisogno di un intervento straordinario dello Stato (il fondo nazionale del D.Lgs.65/2017, ovviamente e adeguatamente rinforzato nella sua dotazione, può ben essere lo strumento idoneo) per evitare che, in una situazione di complessiva difficoltà economica, soccombano essi stessi alla rideterminazione al ribasso (alias chiusura parziale o totale) dei servizi educativi gestiti in forma diretta o affidati o convenzionati.
Ci auguriamo che il recente DECRETO-LEGGE 17 marzo 2020, n. 18 “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratorie imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” ed in particolare, l’art 48 si muova con questo spirito e, se del caso, possa rapidamente essere integrato a salvaguardia e tutale del sistema integrato nel suo complesso.
Tutto quanto, lo ripetiamo, perché è nei servizi educativi per l’infanzia che si fonda il futuro di un paese. I bambini non possono rimetterci per una sottovalutazione degli effetti della crisi da parte degli adulti.