INFANZIA FIRST
Con la legge 21 febbraio 2017 n. 6, il Consiglio Regionale del Veneto ha modificato la legge regionale n. 32 del 1990 sui servizi educativi alla prima infanzia. La nuova legge, nota come Veneto First, ha introdotto la precedenza per l’ammissione ai nidi comunali veneti per i figli di chi risiede nel territorio della regione da almeno quindici anni anche non continuativamente e di chi per lo stesso periodo vi ha lavorato ininterrottamente.
L’infanzia è uguale per tutti
I minori hanno diritti propri, che non possono essere messi in discussione a causa della condizione personale dei genitori. La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e adolescenza attribuisce centralità al superiore interesse del minore e appare grave che, a oltre 25 anni dalla sua ratifica da parte dell’Italia, una Regione possa prevedere una ricaduta sui bambini di questioni che riguardano gli adulti, in un ambito delicato come quello dei servizi all’infanzia.
Può una legge regionale creare privilegio da una parte, esclusione dall’altra, suddividendo i bambini in categorie, peraltro determinate dalla residenza dei genitori?
I nidi sono contesti di crescita per tutti i bambini e le bambine e, come anche sottolineato dalla Commissione Europea nella Direttiva Investing in Children, gli Stati membri devono garantire servizi educativi di qualità e inclusivi, strumenti essenziali per il successo dei bambini in termini di “educazione, benessere, occupazione e integrazione sociale”. L’accesso e la frequenza al nido dovrebbero essere considerati strumenti educativi e formativi indispensabili per uno sviluppo armonico e per la risposta a situazioni di disagio, di deprivazione, di solitudine.
Saper interagire, condividere momenti ludici e cognitivi, rapportarsi ad adulti diversi dai genitori, vivere una giornata ricca di stimoli, ampliare la propria gamma di emozioni, sentimenti, conoscenze, arricchire il linguaggio con sempre nuove sfumature, abituarsi a una percezione e a un pensiero non rigidi non possono essere un lusso concesso solo ad alcuni. Devono invece rappresentare un’opportunità per tutti, in un momento in cui l’importanza di un investimento sui servizi educativi per l’infanzia 0-6 viene riconosciuta anche dalle istituzioni, ad esempio nel Decreto Attuativo della “Buona Scuola” (L.107/2015) sul sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita.
E’ paradossale che nonostante da tempo l’Unione Europea solleciti un sistema educativo inclusivo e di qualità, richiedendo l’ampliamento dell’offerta e un sistema integrato 0-6 per favorire l’integrazione culturale, l’attenuazione delle differenze socioeconomiche e la prevenzione della dispersione, la Regione Veneto metta in campo una misura che di fattoesclude dall’accesso ai nidi una fetta significativa di bambini, sia italiani che stranieri, per il solo fatto che i loro genitori risiedono in Veneto da meno di 15 anni. La frequenza quanto più precoce di contesti formativi è garanzia di inclusione sociale e quindi di vantaggio per l’intera comunità. Lo confermano gli studi di Save the Children sulla necessità di liberare i bambini dalla povertà educativa, i quali evidenziano che le forme di povertà sono multidimensionali e vengono originate anche da carenze di stimolazione adeguata in età precoci.
Il criterio di precedenza inserito nella legge regionale per i figli di chi risieda o lavori in Veneto da almeno 15 anni crea categorie sociali e trattamenti immotivatamente differenziati tra persone e, quel che è peggio, tra bambini. Si alimentano così differenze, distanze culturali, senso di estraneità e non condivisione, a fronte dell’esigenza di convivenza democratica e coesione sociale.
Le associazioni firmatarie del presente appello, molte delle quali operanti nella realtà veneta, si dichiarano profondamente contrarie a questo criterio, che cela forme di esclusione e di possibile discriminazione.
Questa norma, nell’impossibilità di accogliere tutti, di fatto rischia di escludere i bambini le cui famiglie si sono trasferite di recente in Veneto, italiane e straniere, secondo una logica che niente ha a che vedere con l’obbiettivo dei servizi all’infanzia: la tutela dei bambini e del loro futuro.
Per questo chiediamo con forza alla Regione Veneto l’eliminazione dalla legge sui servizi educativi alla prima infanzia del criterio di precedenza alla residenza o al lavoro in Veneto da almeno 15 anni dei genitori e sollecitiamo il Governo a sollevare un giudizio di costituzionalità di tale legge regionale in relazione all’attuazione dei principi costituzionali di uguaglianza.
Rete di cooperazione educativa – Movimento di cooperazione educativa -Proteo fare sapere – CGD – CARE – Gruppo nazionale nidi infanzia – Save the Children – Unicef – AIMC – Legaambiente scuola e formazione – Disal – ADI – ANFIS – CIDI