La nostra associazione è nata a Reggio Emilia nel 1980, per iniziativa di Loris Malaguzzi, di coordinatrici/tori pedagogiche/i, educatrici/tori, insegnanti, ricercatrici/tori e docenti universitari, tutti a vario titolo coinvolti nel mondo dei servizi educativi per i bambini sotto i sei anni, con l’intento di costituire una sede di dibattito e confronto tra chi operava nelle diverse aree del Paese.
Da allora il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia è stato costantemente presente in prima fila nel dibattito politico istituzionale per l’estensione e la qualificazione dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia. Per ultimo, ha svolto un ruolo importante nel dibattito e nella mobilitazione che hanno portato all’approvazione della nuova normativa che ha istituito il Sistema integrato di educazione ed istruzione dalla nascita sino a sei anni.
Con la Legge 107/2015, all’art.1, comma 181, lettera e) il Parlamento ha individuato lo strumento principale per l’attuazione del diritto alla cura e all’educazione per ogni bambino dalla nascita ai sei anni nel sistema integrato di educazione e istruzione, costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia, che sono riconosciuti come la sede primaria dei processi di cura, educazione e istruzione. In tal modo è stato finalmente riconosciuto in un atto legislativo nazionale il carattere educativo anche dei luoghi che accolgono i bambini più piccoli, come il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia ha richiesto già da molti anni; inoltre, è stata sottolineata espressamente la necessità di recepire quanto già definito nel Nomenclatore interregionale degli interventi e dei servizi sociali, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, in materia di definizione dei servizi per i bambini sotto i tre anni.
Il Decreto legislativo 65/2017, promulgato in attuazione della Legge 107/2015, ha infatti, definito nell’art. 2 i diversi tipi di servizi educativi per l’infanzia, declinandone le diverse finalità e caratteristiche organizzative e funzionali, sbarrando la strada alla diffusione di servizi che offrano momenti di sola custodia dei bambini, che utilizzino denominazioni diverse per sfuggire alle regolamentazioni regionali e locali o che si mascherino sotto la stessa denominazione di quelli educativi senza averne le caratteristiche.
L’attuale normativa promuove una governance comunale e regionale, da attuare di concerto con l’amministrazione scolastica dello Stato, volta a far sì che in ogni territorio la rete di servizi educativi e scuole dell’infanzia divenga un sistema integrato di offerta educativa, sia essa pubblica che privata, un riferimento importante per le famiglie e un presidio per il superamento delle disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali.
Anche il Comitato ONU per il monitoraggio dell’attuazione della Convenzione per i diritti del fanciullo ha recentemente rivolto una specifica raccomandazione al Governo del nostro paese affinché si rafforzi un intervento nazionale efficiente per garantire efficacia e omogeneità di interventi sia in termini quantitativi che qualitativi nelle diverse aree del nostro paese.
E’ per questi motivi che ormai da mesi stiamo esprimendo la nostra preoccupazione per come il sistema educativo per l’infanzia appaia sempre più abbandonato a se stesso.
Se della scuola si è iniziato a parlarne con un certo ritardo, il sistema integrato dell’educazione e dell’istruzione è stato ancor meno all’attenzione nei livelli decisionali e nello stesso dibattito politico, almeno fino al momento della prima ripartenza, per l’evidente esigenza di riattivare un sistema di conciliazione tra famiglie e lavoro.
Ancora oggi dobbiamo prendere atto che nel “Piano Scuola 2020 – 2021” il sistema 0 6 non viene richiamato nella sua articolazione e complessità, dimenticando così tutto il contributo che i nidi e i servizi integrativi per l’infanzia garantiscono nei processi di formazione e di crescita dei nostri bambini e delle nostre bambine nei primi tre anni di vita, così come le scuole dell’infanzia nel procedere di questo cammino.
E altrettanto, così come richiamato da più voci, appare ancora insufficiente l’impegno delle risorse necessarie a sostenere un sistema che è composto da importanti esperienze pubbliche e private, un virtuoso intreccio di competenze e professionalità che sono anche occasioni di impiego per un importante numero di addetti, soprattutto donne.
Rischiamo così, a partire da un Ministero che appalesa quasi una strutturale indifferenza nel riconoscere il segmento 0 6 come elemento incardinato all’interno delle specifiche competenze del sistema dell’istruzione, un gravissimo arretramento nel momento della ripresa a settembre, con il fondato rischio di non ripartire tutti insieme e conseguentemente non solo penalizzando un sistema produttivo importante, ma ancor più venendo meno la capacità di garantire a tutti i nostri concittadini minori di età la possibilità di rientrare nei servizi che già frequentavano o di accedervi per la prima volta.
Anche in relazione alle politiche di conciliazione e di sostegno alle famiglie e alla genitorialità, abbiamo più volte sottolineato come sia nel potenziamento dei servizi 0 6 anni, e non nel loro contenimento, la vera risposta a queste esigenze.
Non sono di minore gravità le lentezze, appalesate ben prima dell’emergenza sanitaria, con cui si è proceduto anche a livello regionale e locale nella piena applicazione della norma, venendo così a gravemente depotenziare quel necessario percorso di integrazione tra servizi pubblici statali e comunali con quelli privati, prodromico al pieno dispiegarsi di tutte le potenzialità del sistema.
Ci rivolgiamo dunque a Lei, Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica, che già ha avuto modo di ricordare l’importanza dell’educazione e dell’istruzione per il futuro del nostro Paese, affinché dal Suo alto magistero voglia essere di vigile sprono alla piena attuazione del dettato normativo.
Chiediamo altrettanta attenzione ai Sigg.ri Presidenti dei due rami del Parlamento, affinché lo stesso si faccia portavoce dei bisogni e delle sensibilità di un sistema educativo che nelle sue articolazioni si è ormai dimostrato come il contesto più idoneo per favorire quei processi di crescita, di autonomia e di apprendimento che la stessa comunità europea indica da anni come fondamentali nei processi di crescita dei più piccoli di età.
Chiediamo alla Ministra all’Istruzione di considerare il sistema educativo integrato 0 6 come parte fondamentale del proprio Ministero e di favorire il reperimento di tutte le risorse necessarie a sostenerne la ripartenza , sia nella sua componente pubblica che privata, anche a difesa del mondo del lavoro ivi espresso e in coerenza con le indicazioni nazionali per la gestione, perché tutti, e non uno di meno, possano garantire la piena e totale fruibilità dei servizi.
Chiediamo altresì al Ministero, alle Regioni e agli enti locali, ognuno per la propria competenza, di attivare compiutamente e rapidamente tutti gli istituti previsti dal Decreto Legislativo n.65/ 2017, in particolare con somma urgenza l’avvio dei coordinamenti pedagogici territoriali e la puntuale definizione organizzativa e di sistema dei servizi 0 6, al fine di dar vita ad un’offerta educativa pienamente coerente con il dettato normativo.
Chiediamo infine a tutti, ivi compresi i partiti politici per il ruolo svolto in Parlamento, di lavorare per la definizione di livelli essenziali delle prestazioni perché, pur nel riconoscimento della specificità e autonomia territoriale, esista comunque un omogeneo contesto di partenza garantito a tutte le bambine e i bambini, per un sistema di diritti e non di privilegi.
Perché siamo assolutamente convinti che è anche nei servizi educativi per l’infanzia che si fonda il futuro del nostro Paese.
Il Presidente
del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
Aldo Garbarini
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