È stato finalmente pubblicato sul sito del MIUR il Decreto ministeriale n. 378/2018 che, in attuazione del Decreto legislativo 65/2017, definisce contenuti e modalità della formazione universitaria richiesta per lavorare come educatore/trice nei servizi per l’infanzia. Vi vengono precisati sia le modalità e i contenuti formativi che definiscono la specificità della Laurea triennale in Scienze dell’educazione (L-19) sia quelli che dovranno acquisire coloro che sono già in possesso della Laurea magistrale quinquennale in Scienze della Formazione primaria (LM-85bis o del precedente diploma di Laurea in Scienze della Formazione primaria, indirizzo infanzia). Inoltre, viene prevista la possibilità per coloro che sono o saranno in possesso di una Laurea in Scienze dell’Educazione a indirizzo specifico per i servizi per l’infanzia di accedere al terzo anno del corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria.
Il Decreto è, dunque, doppiamente importante perché definisce la specificità della professione educativa esercitata con i più piccoli, prevista dalla Legge 107/2015 e dal Dlgs 65/2017, e perché prevede percorsi di passaggio tra questa e la professionalità dei docenti della scuola dell’infanzia. Si delinea così la possibilità di un curricolo formativo zerosei e di quella professionalità educativa in continuità per educatori e docenti che le molte esperienze di formazione in servizio in comune hanno fatto intravvedere in questi anni e che oggi potrà trovare riscontro anche in termini di qualificazione universitaria.
Che si tratti di un progetto in fieri e che necessiti ancora di molti passaggi per essere pienamente realizzato lo indica la nota che accompagna la pubblicazione del decreto ministeriale. In essa l’Ufficio legislativo del MIUR affronta i problemi sorti dal ritardo con cui il DCM 378/2018, che era stato predisposto già da molti mesi, è stato recepito dopo un lungo iter partecipativo con le rappresentanze universitarie: in risposta ai numerosi quesiti pervenuti sia da alcuni atenei che da organizzazioni sindacali e singoli, si mira a tutelare coloro che potrebbero essere penalizzati nella transizione al nuovo modello formativo.
Un progetto in fieri, dunque, che necessita ancora una volta della vigilanza e dell’impegno di tutti noi.