I perchè del convegno
21 febbraio 2014 Teatro Valli Reggio Emilia
Sandra Benedetti
«Direbbe Terzani: “ancora un altro giro di giostra” ossia un nuovo convegno che raccoglie grazie alla nostra associazione un vasto numero di persone che riflettono da, diverse prospettive, dell’infanzia e non solo.
Questa edizione ha scelto un titolo impegnativo: Educazione e/è politica.A me il compito di dirvi il perchè…un perchè già espresso nella presentazione del programma che avete a disposizione …alla quale aggiungo qualche considerazione.
La ragione non risiede solo nel ricordo di Loris Malaguzzi, a cui è dedicato questo appuntamento in considerazione del ventennale della sua morte, ma perchè Loris Malaguzzi è stato, da un lato, testimone e autore di un rapporto tra scienza e politica non sempre lineare, sicuramente scomodo, impertinente, ma al tempo stesso si è sempre manifestato accanito sostenitore della necessità che la pedagogia, attraverso i sistemi partecipativi, potesse essere nutrita e nutrire le istituzioni.
Certo, scegliere questo titolo oggi è particolarmente impegnativo; forse sarebbe stato più cauto decidere per una sola “e” ossia educazione e politica. In questo modo si poteva, approfittando di una sola congiunzione, la “e” non accentata appunto, siglare la relazione tra educazione e politica attraverso un patto di cauta prossimità: come dire accanto, ma non assieme.
Scegliere di associare alla “e” semplice, quella accentata, ossia la terza persona del verbo essere, e concepire in un certo senso l’educazione come una forma di politica, significa da un lato rieditare il pensiero di Loris, ma dall’altro, come lui ha saputo fare, tentare di esporsi a qualche rischio.
Quale? Per esempio quello della contaminazione o di una interpretazione lineare della relazione che lega entrambe, in un tempo come quello odierno, in cui la politica si svela, nella percezione comune, al suo minimo storico in termini di credibilità.
In realtà la scelta di questo titolo riprende e rafforza per noi il concetto che Monica Guerra aveva espresso nelle conclusioni del convegno di Montecatini del 2012, dal quale proveniamo e che da Reggio lanciamo come ponte per i futuri appuntamenti.
Monica affermava che per il nostro gruppo “l’educazione deve essere una possibilità per tutti” dunque anche per i bambini della terra dei fuochi che ci hanno lasciato perchè lì il patto tra educazione e politica è venuto meno.
Ed è a loro e a tutta l’infanzia violata e abusata, nelle sua varie forme, che va non solo il nostro pensiero, (perchè il paradosso è che mentre i nostri bambini qui hanno i laboratori e gli atelier, là non hanno neppure l’aria per respirare), ma anche una necessaria perseveranza nell’assunzione di un impegno di militanza professionale che non permetta l’avverarsi di questi contemporanei olocausti.
Ancora Monica ricordava come preferiamo stare dalla parte di D.Milani o Rodari o, aggiungo io, Cesare Moreno, che ha portato e porta la pedagogia e la scuola per strada, ma anche di quella meno “sospetta”, poichè espressa non da una pedagogista, ma da una filosofa, la Arendt, la quale afferma che educazione e politica devono assolutamente esporsi al giudizio della valutazione e questo atteggiamento comporta una vera e propria abilità che consiste nel vedere ciò che accade non solo dalla propria prospettiva, ma da quella di tutti coloro ai quali, sia la pedagogia che la politica, si rivolgono.
Lei afferma che l’educatore, e mi sento di aggiungere anche il decisore politico, si qualificano per conoscere il mondo e per essere in grado di accompagnare al ben-essere culturale e civile altri, ed è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità.
Di fronte al bambino è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti che popolano la terra e che indica i particolari dicendo: questo è il mondo che stiamo costruendo e che vi lasceremo in eredità.
Ma se l’educatore e il politico non sono adeguati allora si comprende come il giudizio serve alla politica tanto quanto alla pedagogia che soffre della stessa urgenza: cogliere i bisogni dei bambini, delle bambine e delle famiglie a cui appartengono per valutare se le risposte che si offrono loro sono davvero le più rispettose e le più adeguate.
Per questo motivo desideriamo riflettere su questa interdipendenza che ci riguarda e che ci pare molto attuale.
E questo è il primo punto che volevo sottolineare.
Il secondo riguarda la struttura del convegno che ripercorre nelle tre giornate sempre questa interdipendenza, educazione e/é politica, attraverso una costante reverie argomentativa attorno determinati nuclei tematici e tra differenti rappresentanti del mondo politico e tecnico-scientifico nelle sue diverse aree di espressione (economia, antropologia, sociologia, arte, ecc) .
Ma è in particolare la giornata di sabato che marca, con una certa originalità, il punto innovativo di questa nuova edizione perchè per facilitare il massimo della contaminazione tra teoria e pratica e per favorire una riflessione che possa essere stimolata dal contesto in cui ci trova a riflettere, questa nuova edizione del convegno sarà articolata in 25 commissioni (accorpate sotto 5 macro tematiche) dislocate in 25 nidi e scuole dell’infanzia della città di Re la quale, onorando il principio di accoglienza organizzativa che la contraddistingue, ha proposto un coinvolgimento di tutti i servizi da 0 a 6 anni attraverso la disponibilità del personale che in esso vi opera.
Le commissioni dunque abiteranno i servizi e il loro dialogo potrà essere nutrito dalle testimonianze in diretta che potranno pervenire loro attraverso il linguaggio dello spazio e non solo delle parole, spazio che testimonia la produzione del gesto educativo e principi pedagogici, ma anche politici a cui si appoggia per essere sostenuto.
La ragione che muove questa scelta è stata quella di accordare un riconoscimento ad una critica presentataci nelle edizioni passate, volta a sottolineare come la dimensione troppo estesa delle commissioni ed il tempo di elaborazione molto ristretto loro accordato, aveva penalizzato la riflessione e l’approfodimento dei temi oggetto delle commissioni stesse.
In questa nuova edizione ciascuna commissione è contrassegnata da una serie di parole a volte accorpate in una specie di binomio oltre che fqantastico anche impertinente, composto per opposizione ( per es. lentezza e velocità oppure silenzio e rumore) o ancora parole associate insieme per provocare una riflessione binoculare (per es. l’agire consapevole oppure l’agire strategico) in entrambi i casi lo scopo e sempre quello di stimolare una riflessione sia dalla prospettiva pedagogica che da quella politica, parole e binomi che potranno essere smontati e rimontati, nei loro significati impliciti ed espliciti, dalle riflessioni e dagli interventi che ci auguriamo numerosi.
A disposizione di ciascuna commissione è assegnata una coppia di figure nella funzione di coordinatore con il compito di facilitare, provocare e animare il dibattito, mentre l’osservatore assumerà anche l’impegno di verbalizzare i nuclei centrali delle considerazioni emerse. A corredo il contributo di un terzo protagonista ingaggiato per offrire ai partecipanti la commissione “un altro punto di vista”.
Infine come si evince dal programma ogni commissione è arricchita dal contributo di testimonianze provenienti dai territori italiani espresse sottoforma di esperienze in qualche modo correlate al tema oggetto della commissione stessa.
Altra novità è rappresentata dalla possibilità di prolungare l’evento del convegno anche ad una giornata festiva, la domenica,; è uno sforzo di sapore stakanovista per consentire a tutta la cittadinanza, e non solo ai convegnisti, di poter frequentare le sedi del convegno e le proposte previste e programmate.
Questa organizzazione è stata possibile grazie alla disponibilità del Comune di Reggio e di Reggiochildren assieme a tutto il personale interno ed esterno ai servizi, ai dirigenti e agli amministratori, ma anche dal contingente significativo di coordinatori pedagogici che operano in E-R che hanno offerto la loro disponibilità, in particolare quelli della Provincia di Re, attivi in stretto collegamento gli uni con gli altri.
A loro va il mio e penso anche il vostro riconoscimento che voglio estendere in ugual misura al Presidente Lorenzo Campioni, alla vice presidente Monica Guerra, ad Alida Zambelli e Marilena Flavi, Francesca Ciabotti, Antonia Labonia, Annalisa Casali, Antonietta Nunnari, ad Elena Giacopini e Angela Barozzi che in quanto membri della segreteria hanno dato il massimo, assieme allo staff di Reggio e Reggiochildren, per la realizzazione di questo evento.
Buon lavoro a tutti. Grazie»