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Home  -  Articoli  -  Legge 107 – Riconoscere i diritti dei bambini

Legge 107 – Riconoscere i diritti dei bambini

17 gen 2017
Legge 107 – Riconoscere i diritti dei bambini

Una buona scuola parte dal riconoscere i diritti dei bambini da 0 a 6 anni.

Sandra Benedetti

La legge 107 approvata nel 2015 avente per oggetto “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione ed delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, più conosciuta come “buona scuola”, prevedeva anche la delega al Governo di istituire – con decreto legislativo entro gennaio 2017 – il sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino a sei anni (art. 1, comma 181, lettera e). Tale previsione è stata suffragata dai fatti in quanto è di questi giorni l’approvazione del decreto legislativo annunciato; a partire dal comunicato stampa comparso sul sito del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) il 14 gennaio scorso è possibile recuperare il contenuto degli otto decreti legislativi di attuazione della legge 107/15 che secondo la nuova Ministra della P.I. Valeria Fedeli “costituiscono la parte più innovativa della legge” e che riguardano:

  • il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado;

  • la promozione dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità;

  • la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale;

  • l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni;

  • il diritto allo studio;

  • la promozione e la diffusione della cultura umanistica;

  • il riordino della normativa in materia di scuole italiane all’estero;

  • l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato.

Per chi come molte e molti di noi del GNNI hanno lavorato ed atteso questo momento, certamente il decreto premia un’attesa lunga di anni, fatta di significative battaglie, di reciproca collaborazione con i rappresentanti dei governi che si sono succeduti in questi anni, e di estenuanti attese per vedere riconosciuta l’esistenza di un sistema integrato in parte già presente in diverse regioni italiane, mentre in altre ancora in gestazione, se non addirittura inesistente.

E’ indiscutibile comunque l’apprezzamento che il nostro Gruppo intende riconoscere all’attuale governo che, recuperando gli sforzi già espressi da quello precedente, ha inteso salvaguardare un impianto legislativo atteso da molto tempo e non scevro comunque di necessari perfezionamenti imminenti e futuri.

Proviamo a tracciare di seguito gli aspetti che costituiscono dei veri e propri punti di forza che la legge ed il decreto attuativo fanno propri:

  1. intanto si rende maggiormente evidente e circostanziato il ruolo dello Stato nel segmento dei servizi per bambini da 0 a 3 anni: la delega infatti istituisce per la prima volta un “sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a 6 anni per garantire “ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”.

    Questo principio è fondamentale per riconoscere lo sforzo che i differenti soggetti gestori (Stato e privato paritario –rappresentato da Comune ed enti o associazioni private) nell’offerta dei servizi e per pervenire, sulla base di vincoli dettati dalla norma nazionale, a standard comuni; l’accesso quindi ai servizi appartenenti al sistema educativo integrato dovrebbe essere nel tempo meno gravato da pregiudiziali di tipo culturale o ideologico, favorendo le stesse famiglie che vi ricorrono nel compiere scelte meno arbitrarie.

    L’auspicio è che attraverso la costituzione del Sistema integrato progressivamente si possano estendere, ampliare e qualificare i servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il territorio nazionale; con tale decreto si dovrebbe infine superare definitivamente l’attribuzione del servizio a domanda individuale da sempre assegnato al nido d’infanzia, anche se la sua esclusione non è prevedibile in quanto non viene indicata nessuna data a decorrere dalla quale il nido verrà considerato a tutti gli effetti servizio pubblico;

  1. Il sistema integrato è sorretto dalla creazione di un fondo dedicato (229 milioni all’anno) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali e la delega prevede la realizzazione di un Piano di azione nazionale per l’attuazione del sistema integrato stesso, che coinvolgerà attivamente tutti gli attori in campo.

    Sarà promossa la costituzione di poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi, al fine di potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolasticodi tutte le bambine e dei bambini. I poli saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni).

    Nel merito ciò chesi rileva è l’importanza di prevedere fondi statali dedicati sia per incentivare l’estensione dei servizi 0/3 su tutto il territorio nazionale, sia per sostenere i costi di gestione della rete dei servizi già esistenti.

    Questo passaggio appare importante poiché lo storico divario tra regioni del nord e del sud del paese, ha oggettivamente reso più pesante l’investimento che i Comuni e i soggetti privati hanno compiuto negli anni passati, e creato spesso una tensione avvertita nelle regioni con un numero di servizi superiore alla media nazionale; ancora appare centrale la destinazione di una quota di tali fondi in maniera finalizzata e diretta al sostegno della formazione permanente del personale e per la dotazione e il supporto al coordinamento pedagogico territoriale, organismo in grado di presiedere alla definizione dell’impianto progettuale dei servizi, alla loro verifica e al loro miglioramento qualitativo;

  1. un terzo fattore riguarda l’introduzione dell’obbligatorietà della laurea triennale in scienze dell’educazione con indirizzo specifico e ciò a garanzia della qualità del personale all’atto dell’accesso ai servizi, pur nel rispetto dei diritti maturati dal personale già in servizio e quindi fatto salvo le norme transitorie volte a garantire i diritti maturali dal personale assunto precedentemente all’approvazione della legge e dei relativi decreti attuativi;

  1. un quarto fattore che si rileva dall’impianto della legge e dalla sua applicazione tramite i decreti attuativi è la dichiarazione di raggiungere la copertura dei servizi sul territorio nazionale al 33% (obiettivo fissato dal Consiglio Europeo nel 2002) il che favorirebbe anche la crescita occupazionale particolarmente in quelle aree del paese dove maggiore è la disoccupazione, in particolare quella femminile, oltre a riequilibrare il divario presente sull’offerta dei servizi 0/3 e 3/6 nel nostro paese.

Nella dichiarazione del Ministro Fedeli comparsa sul sito del MIUR viene rammentato che oggi si avvia un percorso e viene ribadito che “aver dato il primo via libera in Consiglio dei Ministri non significa pensare che i testi siano chiusi: lavoreremo nelle Commissioni parlamentari – assicurando una forte partecipazione e presenza del Ministero e del Governo – per ascoltare in audizione tutti i soggetti coinvolti. Dirigenti scolastici, insegnanti, personale della scuola, sindacati, studenti, famiglie, associazioni, stakeholder in modo che i testi finali saranno frutto della massima condivisione possibile”. 1)

Proprio perché è prevista dalla legge e dai decreti attuativi una specifica governance del sistema integrato di educazione e di istruzione, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.

A tal fine si auspica che venga costituito al più presto un Ufficio competente presso il MIUR.

Dal momento che il decreto dovrà passare nei prossimi mesi al vaglio della Conferenza stato Regioni e delle commissioni della Camera e del Senato, appare opportuno fin d’ora lavorare congiuntamente ad un regolamento attuativo che, contemplando le procedure succitate, possa fornire al sistema integrato la massima omogeneità possibile fin dalla sua nascita.

In sintesi ci si auspica che con i decreti recentemente approvati ed in particolare con quello che più ci preme, ossia l’istituzione del sistema educativo integrato 0-6, si possa definitivamente escludere i servizi per l’infanzia dai servizi a domanda individuale, procedere all’universalizzazione della scuola dell’infanzia, determinare i livelli essenziali di tutto il sistema integrato.

Ancora ci si augura che i provvedimenti approvati possano davvero favorire l’estensione dei servizi educativi a tutte le aree del paese e la riqualificazione di tutti i segmenti del percorso educativo e di istruzione fino ai sei anni, tra i quali: la determinazione di precisi standard organizzativi, strutturali e qualitativi per tutti i diversi contesti educativi, secondo l’età dei bambini accolti e l’istituzione di coordinamenti pedagogici territoriali per orientare, monitorare e coordinare l’attività dei servizi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia, secondo progetti coerenti e significativi, garantendo su tutto il paese riferimenti culturali ed organizzativi uniformi e il più possibile coerenti con i principi ed i valori educativi a sui si ispirano i nostri servizi.

In questa ottica l’auspicio riguarda anche la permanenza, e non la dismissione, del valore sociale attribuito al sistema integrato di servizi, per la loro vocazione ad intercettare i bisogni delle famiglie e a creare comunità solidali, coniugando fattori imprescindibili come l’educazione e la democrazia. L’appartenenza al ministero dell’Istruzione non dovrebbe alienare questo fattore di primaria importanza, in quanto una delle specificità dei servizi educativi è da sempre la capacità di accogliere ed assumere i bisogni dei bambini non disgiunti da quelli delle famiglie e della comunità in cui esse sono inseriti.

Alcuni di questi stessi auspici sono contenuti nel nono rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (2015-2016) e costituiscono quindi una piattaforma a cui guardano con altrettanto interesse le 91 organizzazioni aderenti al CRC, che costituiscono assieme al nostro gruppo, la più parte degli organismi attivi nel nostro paese sui temi riguardante il riconoscimento dei diritti dell’infanzia.

 

Fonti:

1) sito MIUR:  dichiarazione Ministro Fedeli il 14 gennaio 2017

2) sito GNNI: rapporto CRC Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (2015-2016)

Consiglio del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
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