ROMPIAMO IL SILENZIO!!!
Negli ultimi tempi, gli episodi di maltrattamento ai bambini riempiono le prime pagine dei giornali, le piazze virtuali di social, media e raggiungono con violenza noi tutti.
Scrivo questa lettera aperta a chi fa il mio stesso lavoro perché mi sento chiamata in causa nel mio ruolo di insegnante, di educatore, di professionista. Tutti i giorni ci si fa carico della responsabilità educativa e delle fatiche quotidiane che ne fanno parte ed io mi sento fortemente a disagio quando all’informazione dura e accompagnata da immagini molto eloquenti segue la reazione dell’opinione pubblica che richiede, in modo deciso, il controllo serrato con telecamere o test che promettono di diagnosticare la ‘salute mentale’ di insegnanti ed educatori. É certo che i bambini devono essere sempre difesi e tutelati e gli episodi di violenza sempre denunciati, ma davvero si può pensare che a prevenire il maltrattamento possano essere le telecamere considerate “il deterrente”? Il mio disagio e preoccupazione aumentano quando a chiedere le telecamere ‘di controllo’ sono le mie colleghe, quelle che oltre alla fatica della relazione educativa avvertono, forte, la paura della “gogna mediatica”. In questa lettera aperta non mi soffermo oltre sulla questione telecamere o test perché, come già altri hanno scritto, non è il controllo serrato la soluzione di tutti i mali e perché non è questo il punto che voglio mettere in evidenza. Ora avverto urgente focalizzare e socializzare le domande che più spesso sento porre a fronte di questi episodi: come si può arrivare a compiere ripetutamente azioni così gravi a bambini indifesi? Perché nessuno degli adulti che sa e che vede denuncia?
Queste domande, al di là della risposta di rabbia che suscitano nell’opinione pubblica, ci devono aiutare a prendere consapevolezza di quell’aspetto cruciale del nostro lavoro educativo che, purtroppo, non viene preso in considerazione come merita. Mi riferisco alle fatiche emotive di cui ci facciamo carico quotidianamente ed è proprio per questo che, secondo me, dobbiamo cercare e trovare, insieme e nell’immediato, azioni da portare avanti mettendoci in rete e rendendole pubbliche, con l’obiettivo chiaro di prevenire i maltrattamenti ai bambini ed evitare a noi insegnanti di diventare oggetto di ‘gogna mediatica’.
La cosa più importante che possiamo fare subito è quella di uscire dalla solitudine dichiarando – a noi stesse e tra di noi, prima di tutto – le nostre paure e i timori che appartengono a quella dimensione emotiva così presente nel nostro lavoro di cura educativa. Una delle cose che possiamo cominciare a fare è rivendicare tempo per parlare tra di noi del nostro lavoro, delle nostre preoccupazioni, della rabbia, delle frustrazioni, paure, ansie che fanno, inevitabilmente, parte della nostra professione. Prendiamoci in mano la nostra professionalità! Non parliamone a margine delle riunioni o mentre ci si avvia all’uscita, prendiamoci cura di noi, pretendiamo di avere il tempo per farlo sia in sezione sia nel plesso e anche in collegio. Diamogli voce perché se riusciamo a farlo troveremo sostegno nella collegialità evitando che le emozioni stesse ci sovrastino esponendoci a quel ‘collasso emotivo’ (o burn-out) che impedisce di “pensare lucido” perché pervaso dall’impulsività. Il gruppo di lavoro ed il tempo per curare la professionalità costituiscono ingredienti irrinunciabili nel nostro lavoro e devono essere alimentati da una formazione in servizio che se ne sappia, intenzionalmente, prender cura.
Certamente non basta parlare tra di noi di queste questioni anche se supportati da una adeguata formazione. Tuttavia è certamente il passo percorribile e da compiere nell’immediato e che deve aprire ad un rinnovato dialogo, innanzitutto con i genitori e poi con le Istituzioni del territorio, con le associazioni. Si tratta di sostenere concretamente la partecipazione, rendere la scuola trasparente, dare sostanza e far vivere l’idea di Comunità educante. Questo obiettivo non può prescindere da una ridefinizione del ruolo degli Organi collegiali. Cominciamo con il rompere il silenzio!
Savona, 25 gennaio 2019
Claudia Lichene, insegnante di scuola dell’infanzia statale
Abbo Marilena,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Imperia)
Baglietto Carla,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Genova)
Bincoletto Francesca,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Venezia)
Bogliotti Simonetta,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Bragalli Antonella,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Bologna)
Capra Maria Grazia,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Conte Stefano,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Foggia)
Correggia Elisa,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Savona)
De Falco Caterina,
insegnante di scuola primaria statale (Napoli)
Dessanti Gianni,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Sassari)
Fedriga Lorella,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Brescia)
Garaffo Teresa,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Catania)
Gertosio Donatella,
insegnante di scuola primaria statale (Cuneo)
Giubergia Andreana,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Giuliano Viviana,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Gobbetto Barbara,
insegnante di scuola secondaria (Verona)
Langiu Giovanna Maria,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Olbia)
Masserdotti Giuseppina,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Brescia)
Niedda Lucia,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Olbia)
Orrù Orietta,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Firenze)
Pagliusi Maria Raffaella,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cosenza)
Perissinotto Franca,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Venezia)
Rabiti Francesca,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Bologna)
Reynaudo Claudia,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Sguerso Enrica,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Savona)
Toninato Patrizia,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Venezia)
Vissio Stefania,
insegnante di scuola dell’infanzia statale (Cuneo)
Zanoni Valeria
Insegnante di scuola dell’infanzia statale (Brescia)