La locuzione latina “Una hirundo non facit ver”, tradotta in “Una rondine non fa primavera” compare in una celebre opera di Aristotele, e vuole intendere che così come una sola rondine non segnala l’arrivo della primavera, anche un giorno di sole, bello ma sporadico, di certo non indica l’inizio di un periodo favorevole.
Invece questa primavera ci regala non solo giorni di alta pressione che hanno anticipato la bella stagione con una gradevolezza del clima inedita, ma anche una notizia aspettata da tempo e che non possiamo eludere.
Il 7 aprile, cioè venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva otto decreti su nove attuativi della legge 107/15 nota come “Buona scuola”. I provvedimenti ridisegnano anche l’istruzione professionale, prevedono nuove risorse per il diritto allo studio e introducono interessanti novità per l’educazione della fascia d’età 0-6 anni, per le scuole all’estero e per l’inclusione degli alunni disabili.
Ovviamente sono novità attese sulle quali il GNNI ha da tempo promosso iniziative territoriali e nazionali a sostegno di una innovazione del sistema 0-6 oggi destinato ad essere supportato da una concreta normativa ad esso dedicata; va ricordato infatti che già con il disegno di legge 1260/2014 il GNNI fu promotore di oltre 50.000 firme che consentirono di offrire un sostegno significativo ad un percorso confluito successivamente nella legge 107/2015 che incluse, purtroppo solo in parte, il disegno di legge succitato.
Al sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai sei anni è infatti dedicato uno degli 8 decreti legislativi varati; la sua finalità consiste nell’offrire una risposta all’esigenza primaria di garantire, sin dalla nascita, pari opportunità di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco a tutte le bambine e a tutti i bambini, concorrendo ad eliminare disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali attraverso il superamento della dicotomia tra servizi educativi per la prima infanzia e la scuola dell’infanzia, favorendo un percorso educativo e formativo unitario, pur nel rispetto delle specificità di ciascun segmento.
In questa prospettiva il provvedimento valorizza l’esperienza educativa dalla nascita a sei anni – soprattutto quando essa si compie in contesti, come i servizi educativi diversamente articolati (nidi, centri per bambini e genitori, servizi domiciliari ecc.) e le scuole dell’infanzia – affinché la cura educativa e gli apprendimenti di bambini e bambini possano beneficiare della massima qualità e di riferimenti comuni sia per i gestori pubblici che per quelli privati convenzionati.
Il valore di questo decreto consiste nell’aver raccolto da un lato l’esperienza prodotta nei servizi educativi del territorio nazionale in oltre 50 anni di vita, valorizzando gli esiti delle ricerche che oggi accreditano ai servizi 0-6 una cultura educativa e pedagogica in grado di dialogare con altre discipline e con l’intero sistema di istruzione, e dall’altro nell’aver tenuto conto anche dell’orientamento europeo, eliminando la cesura tra i due periodi dell’infanzia 0-3 e 3-6, e fornendo indicazioni e linee guida per servizi educativi e di istruzione di qualità.
Scorrendo per sommi capi gli articoli del decreto non possiamo non sottolineare alcuni passaggi fondamentali: intanto alcuni articoli definiscono i principi e le finalità del sistema che è caratterizzato dalla sua vocazione ad accogliere e valorizzare le differenze e le diversità di cui bambini e bambine, ma anche le famiglie, sono espressione. Conferma, inoltre, che il sistema integrato 0-6 ha come finalità la continuità del percorso educativo e scolastico attraverso attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni.
Precisa e declina l’organizzazione del sistema integrato attraverso le differenti tipologie di servizi 0-3 e 0-6, ivi inclusa la scuola dell’infanzia cerniera indispensabile e strategica tra i servizi educativi e il primo ciclo di istruzione.
Non trascura di identificare nei Poli per l’infanzia le formule organizzative e strutturali più adeguate per realizzare la continuità, favorendo non solo una progettazione 0-11, ma anche una razionalizzazione delle risorse grazie alla possibilità di rendere fruibili gli spazi in condivisione tra servizi educativi, scuole dell’infanzia, scuola primaria e agenzie educative e culturali che in essi possono trovare locazione.
Il decreto affronta anche il tema della governance precisando le funzioni e i compiti dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali, riconfermando quell’approccio federalista rintracciabile, seppure in forma estremamente embrionale, nella vecchia legge nazionale 1044/1971 oramai superata, da cui pur tuttavia, larga parte dei servizi educativi 0-3 discendono.
In chiave innovativa il decreto infatti introduce all’art. 8 un nuovo strumento di programmazione individuato nel Piano d’azione nazionale pluriennale, funzionale alla promozione del sistema integrato di educazione ed istruzione: al Piano spetta sollecitare un giusto equilibrio tra il consolidamento dei servizi e il loro ampliamento nelle zone del paese in cui essi sono insufficienti in termini numerici, non trascurando di potenziare tutti i fattori che incidono sulla qualità del sistema stesso.
Un altro aspetto fondamentale è costituito dal riconoscimento della figura del coordinatore pedagogico come garante del processo di costruzione della qualità del sistema integrato di servizi, del suo monitoraggio e della valutazione; questo costituisce un punto di approdo di una lunga richiesta che in questi ultimi anni si è fatta sempre più pressante e necessaria, dal momento che questa professione non è universalmente diffusa nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia del sistema nazionale.
Infine viene definita la dotazione del fondo nazionale che è individuato in 209 milioni di euro per l’anno 2017, 224 milioni di euro per il 2018 e 239 milioni di euro per il 2019.
Questo rappresenta un approdo legislativo di tutto rispetto, a fronte di battaglie da tempo avviate per riconoscere l’importanza del segmento 0-6 nel percorso istituzionale. Sentiamo doveroso un ringraziamento a tutti coloro che in questi anni si sono impegnati in questa avventura e, in particolare, alla senatrice Francesca Puglisi che, con sensibilità e tenacia, si è adoperata per il raggiungimento di questo obiettivo rappresentato oggi dall’approvazione dei decreti attuativi della riforma della scuola.
I servizi educativi 0-3 anni destinati ai cittadini più piccoli sono entrati finalmente nell’agenda del Governo e nella casa comune del sistema di educazione e istruzione nazionale, il Ministero della Pubblica istruzione e dell’Università. Nell’immediato è necessario che presso questo stesso Ministero si costituisca una struttura tecnica capace di fare tesoro dell’esperienza prodotta nei servizi educativi e si adoperi da un lato per tenere prioritariamente attivi i collegamenti tra Stato, Regioni, Enti locali, Autonomie scolastiche e, dall’altro per promuovere un progetto pedagogico 0-6 in grado di rilanciare le politiche educative e garantire, in tal modo, il diritto alla cura e all’educazione fin dalla nascita per ogni bambino su tutto il territorio nazionale.
Sandra Benedetti